
Intelligenza Artificiale, Nutrizione e Probiotici – Tra Opportunità e Rischi nel Futuro della Medicina
L’avanzamento dell’Intelligenza Artificiale (IA) sta ridefinendo molti settori, e la medicina non fa eccezione. Questo articolo, basato sulle riflessioni del Dott. Luciano Lozio, farmacista e farmacologo, esplora l’impatto dell’IA, dell’alimentazione e dei probiotici, mettendo in luce sia le promesse che i potenziali pericoli di queste intersezioni.
L’IA in Ambito Alimentare: Efficienza vs. Omologazione
L’IA promette una notevole semplificazione nella scelta degli alimenti. La sua capacità di elaborare rapidamente una mole “quasi infinita” di informazioni su calorie, nutrienti, vitamine e minerali può aiutare le persone a fare scelte alimentari più sane. Tuttavia, il Dott. Lozio avverte che questa efficienza nasconde un rischio significativo: l’omologazione.
- Il Pericolo dell’Omologazione: L’IA fornisce risposte standardizzate, basate su analisi che non riflettono la naturale diversità degli alimenti. Un frutto “bio” non è mai uguale a un altro; una bistecca non può essere identica per migliaia di persone. L’IA, cercando di standardizzare, potrebbe spingerci verso cibi sintetici o manipolati dalle aziende che conoscono bene questi meccanismi.
- Nutrizione “Sartoriale”: Ogni individuo è unico, e l’alimentazione dovrebbe essere “sartoriale”, cioè su misura. Le nostre scelte alimentari sono profondamente influenzate dai “desideri batterici” del nostro microbiota intestinale, che chiede specifiche materie prime (proteine, vitamine, grassi, zuccheri, fibre) e orienta il nostro cervello nella pianificazione dei pasti. L’IA, priva della capacità di comprendere queste sfumature individuali, potrebbe forzarci verso scelte alimentari non adeguate.
- Scenario Futuro Preoccupante: Si paventa un futuro in cui l’IA potrebbe scansionare la nostra salute all’ingresso di un ristorante e dettare cosa mangiare, rimuovendo la libertà di scelta. Chi decide cosa ci fa “bene” o “male” basandosi su dati immessi in queste macchine?.
L’IA in Medicina: La Criticità dei Dati e la Perdita dell’Umanità
L’IA sta imparando alimentandosi di lavori scientifici dal 1960 ad oggi. Se da un lato la velocità di elaborazione è impressionante, dall’altro sorgono interrogativi fondamentali sulla qualità dei dati:
- Dati Falsi e Cure Errate: Il 70% della letteratura scientifica pubblicata è riconosciuta come falsa, come dichiarato sotto giuramento dai direttori editoriali delle quattro più importanti riviste scientifiche americane (Lancet, Jama, Science, Nature) circa 15 anni fa. Basare le cure su un’IA istruita con dati errati o falsificati porta inevitabilmente a risultati sbagliati e a “cure elaborate su dati errati”.
- Mancanza di Intelligenza Reale: L’IA, per quanto rapida e dotata di una memoria “quasi illimitata”, non è veramente “intelligente” nel senso etimologico del termine (dal latino inter-ligere, “leggere tra le righe”). Non può comprendere i desideri, le smorfie, il non detto e il non scritto di un paziente.
- Omologazione delle Terapie: L’IA tende a standardizzare le terapie, un approccio pericoloso in quanto ogni persona è diversa e necessita di un trattamento personalizzato (es. dosaggi di farmaci, assorbimento di vitamine come la Vitamina D che varia anche per etnia). Un valore di Vitamina D considerato “normale” dall’IA (es. 30) potrebbe essere subottimale rispetto a range più ampi (60-80) per la funzione immunitaria e il controllo della pressione.
- Perdita del Contatto Umano: L’IA rischia di sostituire il “rapporto umano”, l’empatia, l’ascolto e la condivisione del dolore tra medico e paziente. La pratica clinica non può prescindere dalla capacità del medico di “toccare il malato” e comprendere la sofferenza.
- Declinio del Senso Critico: La dipendenza acritica dall’IA, specialmente tra le nuove generazioni, preoccupa il Dott. Lozio. L’educazione attuale sembra non favorire lo sviluppo di una solida capacità critica, essenziale per valutare la logica delle informazioni generate dall’IA. L'”ignoranza di ritorno”, dove il 70% delle persone non comprende ciò che legge, è un allarme.
Probiotici e Interazioni Farmacologiche: L’Importanza dell’Individualizzazione
La complessità del microbiota intestinale, con i suoi 100.000 miliardi di batteri, rende inefficaci gli approcci standardizzati anche nella scelta dei probiotici.
- Formulazioni Multi-Ceppo: L’uso di complessi con “anche 50 tipi di ceppi diversi” non ha logica, poiché batteri diversi possono “scannarsi l’uno con l’altro” (es. lattobacilli vs. bifidobatteri, acidophilus vs. reuteri). Questo semplifica la vita alle aziende ma non al paziente, trasformando il prodotto in un “grande pastrocchio”.
- Terapie mirate: Per problemi specifici come il Clostridium difficile, l’uso combinato di Lactobacillus plantarum e Saccharomyces boulardii ha mostrato efficacia nel distruggere le tossine. In casi di disbiosi e stitichezza cronica, l’uso di sali osmotici (es. solfato di magnesio) e probiotici specifici come Saccharomyces boulardii e Enterococcus faecium può aiutare a mantenere disinfettata la zona e facilitare l’evacuazione.
- Danni da Antibiotici e Ripristino del Microbiota: Gli antibiotici, sebbene necessari, possono danneggiare il muco protettivo dell’intestino, aumentando la zonulina (marker di aumentata permeabilità intestinale). In questi casi, i bifidobatteri sono fondamentali per la riparazione delle cellule e la produzione di muco.
- Interazioni Farmacologiche e Integratori: È cruciale essere consapevoli delle interazioni tra farmaci, anche quelli topici (creme antifungine, colliri), e tra farmaci e integratori/alimenti (es. succo di pompelmo, ginkgo biloba). Questi possono bloccare o accelerare la degradazione dei farmaci a livello epatico, alterandone l’efficacia o la tossicità. Ad esempio, antifungini e pompelmo possono bloccare il citocromo CYP3A4, aumentando i livelli di anticoagulanti come Warfarin o NAOs, con rischio di emorragie.
Conclusioni: Richiamo al Senso Critico e all’Umanità
Il Dott. Lozio esorta a mantenere un forte senso critico e a non accettare passivamente le informazioni, soprattutto quelle generate dall’IA.
La capacità di distinguere la verità dall’elaborato artificiale è sempre più difficile. L’opera di George Orwell, 1984, viene citata come un monito, descrivendo un mondo distopico di controllo capillare e manipolazione delle menti, che assomiglia inquietantemente alla nostra realtà attuale.
In sintesi, l’IA può essere uno strumento utile per le mansioni burocratiche. Tuttavia, la parte ragionativa, l’approccio “sartoriale” alla cura del paziente e il contatto umano devono rimanere dominio dell’uomo. Non possiamo permettere che la velocità e la mole di dati soppiantino il pensiero critico, l’individualità del paziente e l’empatia, pilastri fondamentali della pratica medica.
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References
articolo tratto dalla trasmissione di Medicina Amica: https://youtu.be/VKBY9nfe61o
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