
Probiotici e morbo di Crohn
Scopri i nostri corsi
References
[1] Butterworth AD, Thomas AG, Akobeng AK. Probiotics for induction of remission in Crohn’s disease. Cochrane Database Syst Rev. 2008 Jul 16;2008(3):CD006634. Update in: Cochrane Database Syst Rev. 2020 Jul 17;7:CD006634.
[2] ShouvalDS, RufoPA. The role of environmental factors in the pathogenesis of inflammatory bowel diseases: a review. JAMA Pediatrics 2017;171(10):999-1005.
NEWSLETTER
Iscriviti alla newsletter per rimanere sempre informato sull’attivazione di nuovi corsi, sulla pubblicazione di nuovi articoli scientifici e sulle iniziative del Centro Studi di Probiotica e Nutrizione
ARTICOLI RECENTI
CORSI ATTIVI
La malattia di Crohn (MC) è una condizione infiammatoria cronica recidivante e remittente che può colpire qualsiasi segmento lungo il tratto gastrointestinale dalla bocca all’ano. I sintomi della MC possono includere ulcere orali, dolore addominale, diarrea, ostruzione, fistolizzazione dei tessuti circostanti, ascessi, malnutrizione e anemia. Non esiste una cura nota per la MC e il trattamento è in gran parte focalizzato sull’induzione e il mantenimento della remissione (malattia quiescente), sulla correzione della malnutrizione, sull’affrontare le complicanze e sul miglioramento della qualità della vita dei pazienti. Sebbene l’eziologia della MC sia ancora sconosciuta, si ritiene che la sua patogenesi coinvolga l’interazione tra fattori genetici e ambientali. In particolare, il microbiota intestinale può svolgere un ruolo nella patogenesi e nell’attività della malattia, suscitando così un grande interesse per il potenziale uso dei probiotici come strategia terapeutica tramite la manipolazione del microbioma. Data l’associazione tra disbiosi e MC, si ipotizza un ruolo dei probiotici nel ripristinare l’eubiosi e forse nel migliorare l’infiammazione intestinale. Si ritiene che i probiotici agiscano attraverso un’azione competitiva con la flora commensale e patogena e influenzando la risposta immunitaria. Inoltre si pensa che le specie di Lactobacillus, uno dei costituenti più popolari dei probiotici, secernano batteriocina e blocchino l’adesione dei batteri nocivi. Una revisione Cochrane ha analizzato due studi compiuti su pazienti affetti da MC di grado da lieve a moderato hanno confrontato la sola terapia a base di corticosteroidi e antibiotici, con la terapia associata ai probiotici, in particolare con il ceppo di Lactobacillus rhamnosus GG (due miliardi di unità formanti colonie al giorno) e Bifidobacterium longum. I risultati sono stati statisticamente non significativi anche se i probiotici hanno già dimostrato di essere utili nel trattamento della colite ulcerosa e di altri disturbi gastrointestinali. Tuttavia, nonostante il potenziale teorico dei probiotici, gli studi analizzati non hanno mostrato induzione della remissione. Una possibile spiegazione potrebbe riguardare la natura dell’infiammazione tra le due malattie: la MC è generalmente caratterizzata da infiammazione transmurale con potenziale di formazione stenosi e fistole, mentre la colite ulcerosa è limitata a infiammazione epiteliale superficiale. La non significatività statistica può anche essere legata alla scelta dei probiotici. Gli studi recensiti infatti hanno preso in considerazione soltanto Lactobacillus rhamnosus GG e Bifidobacterium longum ma altre specie batteriche o anche combinazioni di probiotici multiceppo potrebbero risultare più efficaci. Ad esempio studi mostrano come un probiotico multi-ceppo che includeva anche ceppi di Bifidobacterium è risultato utile per l’induzione della remissione nella colite ulcerosa. È quindi chiaramente necessaria un’indagine aggiuntiva allargata a più di due singoli studi per valutare la capacità dei probiotici di indurre remissione nella MC.