Malattie neurodegenerative: effetto dell’integrazione a lungo termine con probiotici
Asse intestino – cervello e malattie neurodegenerative
Nell’ultimo decennio, evidenze emergenti hanno rivelato la presenza di un intenso dialogo tra il cervello e il sistema gastrointestinale, il cosiddetto asse intestino – cervello. Il crosstalk tra questi due organi avviene in modo bidirezionale: mediante influenza dell’intestino sulle attività del sistema nervoso centrale (SNC) (ad esempio mediante il rilascio di ormoni intestinali), o mediante influenza del SNC sulle attività intestinali (ad esempio, disfunzione gastrointestinale indotta da stress). L’asse intestino – cervello va considerato quindi come un flusso di informazioni, mediato da neurormoni e fattori infiammatori, che viaggia tra il SNC, ed i sistemi autonomo ed enterico (con la partecipazione simultanea dei sistemi neuroendocrino e neuroimmune. È stato dimostrato che l’interruzione di questa complessa relazione è associata alla patogenesi di diversi disturbi, che vanno dalla sindrome dell’intestino irritabile (IBS), fino a patologie neurologiche degenerative.
Malattie neurodegenerative: morbo di Parkinson
Uno dei più comuni disordini neurologici degenerativi è la malattia di Parkinson (PD). Dal punto di vista patologico la PD è caratterizzata dalla progressiva degenerazione delle cellule dopaminergiche nella substantia nigra pars compacta (SNpc), che porta a disfunzioni motorie extrapiramidali, come disturbi dell’andatura, tremore a riposo, rigidità, bradicinesia e instabilità posturale. Oltre alle disfunzioni motorie sono spesso presenti disfunzioni non motorie a carico del tratto gastrointestinale come stipsi, nausea, vomito, gastroparesi, ipersalivazione, disfagia, svuotamento gastrico ritardato, anomalie defecatorie e anomalie motorie faringoesofagee. È stato ipotizzato che tali disfunzioni gastrointestinali possano riflettere un’interruzione dell’asse intestino – cervello, con conseguente infiammazione neurale, neurodegenerazione, disturbi cognitivi e/o psiconeurologici (depressione, ansia, autismo, demenza) e progressione della PD.
Microbiota intestinale e malattie neurodegenerative
Il microbiota intestinale è una parte cruciale dell’asse intestino-cervello in quanto influenza vari processi di normalizzazione e fenomeni mentali ed è coinvolto nella fisiopatologia di numerose malattie mentali e neurologiche. Pertanto, l’interruzione dell’asse intestino – cervello potrebbe essere legata alla presenza di disbiosi in pazienti affetti da PD e pertanto, al fine di migliorare la funzione gastrointestinale e l’equilibrio del microbiota, i probiotici potrebbero essere uno dei potenti strumenti da utilizzare per alterare la composizione del microbiota associato alla PD e mitigare il relativo processo infiammatorio grazie all’azione inibitoria sui batteri intestinali patogeni e alla diminuzione di traslocazione batterica, dispersione intestinale e infiammazione neurale associata nel sistema nervoso enterico. È stato dimostrato che i probiotici hanno un potenziale nella PD, compreso il miglioramento della consistenza delle feci e delle abitudini intestinali.
Probiotici e morbo di Parkinson
Uno studio compiuto su modelli animali di PD (modello murino MitoPark PD genetico) ha indagato il potenziale terapeutico della somministrazione a lungo termine (16 settimane) di probiotici. Gli esperimenti sono stati effettuati su topi assegnati in modo casuale al gruppo trattato con probiotici (n = 10) e gruppo di trattamento on placebo (n = 10). Nel gruppo trattato con probiotici, ogni topo PD ha ricevuto i probiotici (1010 CFU/topo/giorno) costituiti da sei ceppi batterici (Bifidobacterium bifidum, Bifidobacterium longum, Lactobacillus rhamnosis, Lactobacillus rhamnosus GG, Lactobacillus plantarum LP28 e Lactococcus lactis subsp. Lactis).
I risultati dello studio
I risultati hanno mostrato che la somministrazione orale quotidiana di probiotici per 16 settimane ha effetti neuroprotettivi e allevia il progressivo deterioramento dei neuroni motori nei topi MitoPark PD. Gli effetti benefici del trattamento probiotico sono stati valutati in modo quantitativo analizzando alcuni parametri come la funzione dell’andatura e la coordinazione. I risultati hanno mostrato che la somministrazione quotidiana dei probiotici per 16 settimane migliora in modo significativo l’equilibrio, la coordinazione e i disturbi dell’andatura. Inoltre, rispetto al trattamento con placebo, si è visto che il trattamento a lungo termine con i probiotici ha rallentato la progressione della malattia nei topi PD, attraverso un effetto neuroprotettivo. Questo è stato valutato mediante colorazione immunoistochimica, tecnica che ha mostrato neuroni dopaminergici più conservati nel gruppo trattato con probiotici rispetto al gruppo trattato con placebo. Questi risultati sono coerenti con quelli ottenuti in studi su esseri umani che mostrano gli effetti positivi del trattamento di 12 settimane con probiotici in soggetti con PD. Tra i miglioramenti osservati vi erano relativi all’attenuazione di sintomi quali dolore addominale, gonfiore e costipazione e miglioramenti nella consistenza delle feci e nelle abitudini di defecazione.
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Conclusioni
In conclusione, sebbene servano ulteriori studi anche su soggetti umani, possiamo azzardare l’ipotesi che un trattamento a lungo termine con una miscela di probiotici sia efficace nel ridurre e/o migliorare la sintomatologia di soggetti affetti da PD, presumibilmente grazie al ripristino dell’eubiosi intestinale e al ripristino della corretta comunicazione tra intestino e cervello.
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References
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