La disbiosi intestinale e i probiotici
L’intestino umano contiene un’alta concentrazione di batteri, chiamati collettivamente microbiota, che contribuiscono a mantenere l’organismo in salute. Uno squilibrio del microbiota intestinale, chiamato disbiosi, provoca un’alterazione delle giunzioni strette intercellulari, consentendo l’accesso di agenti patogeni (e loro tossine, in particolare lipopolisaccaridi batterici) e stimolazione del tessuto linfatico muco-associato (MALT) con attivazione di la cascata infiammatoria (leucociti, citochine, TNF-α), l’instaurarsi di un processo infiammatorio cronico e, di conseguenza, danno tissutale.
Microbiota e sistema immunitario
È stato dimostrato che il microbiota intestinale influenza l’accumulo di cellule produttrici di IgA nel lume e che la diversità di IgA nell’intestino è correlata ai cambiamenti nella composizione del microbiota. Il microbiota intestinale promuove anche la differenziazione dei linfociti T CD4 + in Th17, che agiscono a livello epiteliale per migliorare l’integrità della barriera mucosa intestinale.
Disbiosi e patologie correlate
Data l’interazione del microbiota con il sistema immunitario, la disbiosi è spesso implicata nell’insorgenza di numerose patologie croniche autoimmuni o infiammatorie, tra cui le malattie infiammatorie intestinali (IBD). La persistenza della disbiosi provoca uno stato di infiammazione cronica legato all’attivazione del MALT e al rilascio di mediatori dell’infiammazione. Questo provoca l’insorgenza di patologie anche in zone fisicamente lontane dall’intestino. Una delle terapie più utili per il trattamento della disbiosi è l’utilizzo di probiotici, pertanto si ipotizza che i probiotici possano risultare utile anche per trattare le malattie correlate alla disbiosi.
IBD e lesioni orali
La disbiosi sembra essere correlata anche alle manifestazioni extraintestinali delle IBD, come quelle muco – cutanee. L’eziopatogenesi, la classificazione e la storia naturale dei disturbi muco-cutanei correlati alle IBD non sono ancora ben definite: in generale, le lesioni orali si riscontrano più spesso nei pazienti con morbo di Crohn, con lesioni orali di tipo specifico (granulomi) e non specifico, tra cui vi è la comparsa afte ricorrenti, meglio definite dal termine ulcere aftose (ALU). I dati della letteratura sono contrastanti in termini di associazione tra ALU e attività patologica: alcuni studi collegano la presenza di lesioni orali con la concomitante presenza di sintomi intestinali, mentre altri risultati contraddittori non riportano differenze statisticamente significative.
Ulcere aftose e disbiosi
Uno studio ha ipotizzato una correlazione tra la disbiosi intestinale e lo sviluppo di ALU. L’insieme di disbiosi intestinale (e conseguente attivazione del sistema immunitario) e di altri eventi, ad esempio i microtraumi che si verificano (frequentemente e per cause diverse) nella mucosa orale, sembrano essere eventi correlati alla patogenesi. I microtraumi possono essere considerati un fattore di stress per la mucosa orale che inducono sovraespressione e localizzazione errata della superficie di proteine intracellulari che possono funzionare come autoantigeni. Le proteine da shock termico, ad esempio, sono tra le proteine intracellulari che, dopo stress cellulare, possono essere mal localizzate sulla superficie cellulare da modifiche post-traduzionali. Si ipotizza quindi che il trattamento con probiotici potrebbe essere utile per migliorare questa condizione.
I probiotici come terapia delle ALU
Dati gli effetti benefici certificati dei probiotici in caso di disbiosi, si ipotizza che possano essere utili anche per le ALU. Sono stati ipotizzati diversi meccanismi immunitari, implicati nella remissione delle ALU, da parte dei batteri probiotici, tra cui l’induzione di IL-10, la soppressione di TNF-α e IL-8 e la modulazione dei recettori Toll-like. Questa ipotesi è stata rafforzata da alcuni studi che correlano la somministrazione di probiotici al miglioramento delle malattie autoimmuni. Ad esempio, è stato osservato che nei pazienti con artrite reumatoide, la somministrazione di probiotici a base di Lactobacillus casei ha aumentato i livelli sierici della citochina antinfiammatoria IL-10 e diminuito i livelli di citochine proinfiammatorie come TNF-alfa, IL-6 e IL- 12
Azione mirata dei probiotici
Si ipotizza che la somministrazione di probiotici possa aumentare l’espressione della proteina ZO-1 a giunzione stretta, sia in termini di trascrittoma che di sintesi proteica, con un miglioramento della funzione di barriera intestinale. Infatti, come risultato di uno stato infiammatorio cronico, i livelli di TNF-α, IFN-γ e IL-23 stimolano la rottura della barriera epiteliale, influenzando in particolare l’espressione delle proteine che formano le giunzioni strette. Questo aumento può essere contrastato somministrando ceppi probiotici specifici tra cui Lactobacillus salivarius, Bifidobacterium lactis, Lactobacillus Plantarum e Lactobacillus fermentum.
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Conclusioni
Osservazioni preliminari portano a suggerire che la terapia con probiotici possa essere efficace nel trattamento dell’ALU. La terapia con probiotici dovrebbe essere iniziata sin dai primi sintomi e potrebbe ridurre la durata della malattia fino a tre giorni, limitando lo sviluppo della lesione e favorendo la riepitelizzazione della mucosa del cavo orale lesa.
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References
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